“A Madunnuzza”

Quante ne hai visto passare nel rettilineo di San Filippo?
Fra  poco  ti  dovremo festeggiare un secolo di “vita”
Ti ricordi quando negli anni sessanta non c’era volta che passando non mi rivolgevo a te,
che stavi sempre al bordo della strada a guardare i passanti.
Molte volte dentro di me  ti parlo,  lo faceva credo mio padre quando passava prima con la bici e poi con l’asino,
ti salutava sempre te lo ricordi ”mastru Nardu”’
Ogni volta che esco da Alimena il salutarti e’ come se tu mi accompagnassi per tutto il tragitto
che mi porta fuori dal nostro paese, anche se per poche ore, ed al ritorno e come se ridessi il benvenuto,
che ci sia la pioggia o il sole, che ci sia il giorno o la notte   per te e’ sempre lo stesso.
Quanti viandanti, quanti contadini con i loro muli ed asini sono passati dinnanzi a te tutti in fila al rientro,
quando il tramonto era passato da un pezzo.
Sembra  un  quadro  questo  mio ricordo  fanciullesco  “a Madunnuzza”.
Che poi tutti la chiamano in questo modo anche se in  realta’ ci sei Tu e non  tua  Madre.
Era usanza al passaggio salutarti, le donne e gli uomini si facevano il segno della croce
e  per chi aveva le mani impegnate da briglie o fardelli  bastava anche il cenno  della testa  per salutarti ,
cosi’ come si fa con un amico o un conoscente.
Ricordo tanto mio padre  che  rincasava  sopra l’asino e dinanzi a te era sempre a salutarti
e facendosi il segno della croce quasi aspettava un tuo cenno.
Adesso sono le macchine  a  sfrecciarti  davanti, sempre  piu’ numerose, sempre piu’ veloci 
e  sicuramente  non ci sono   piu’ cenni.
La vita cambia e non certo in meglio, dinanzi a me un ricordo di bambino
quando con altri coetanei venivamo ad offrirti qualche moneta pensando che avresti perdonato i nostri  “buoni”  peccati.
Erano periodi che andavamo a “rubare” frutta in campagna, usanza molto diffusa fra tutti i ragazzi
e con quelle poche monete donate ci mettevamo a posto la coscienza.
E pensare che ai nostri tempi le monete non erano cosi’ numerose come adesso e non certo perche’ rare.
Avevamo escogitato vari modi per arrotondare qualche decina di vecchie lire.
Raccolte le mandorle  facevamo una sorta di tiro a segno  usandole per colpire dei vecchi oggetti
piu’ che dei giocattoli ed alla fine le andavamo a venderle alle  botteghe che sistematicamente  ci “rubavano sul peso” senza controllare i “cuticchia” sassi che aggiungevamo alle mandorle, chissa?
Alla fine chi ci andava  meglio!!!!
Tutto questo trambusto era uno dei passatempi per i ragazzi della mia eta’,
quante ce nesiamo date  e  quante  ne  abbiamo  prese!!!
Non c’era mai  una fine tranquilla  dei nostri giuochi mai  vincitori.
Scusami se mi sto dilungando su dei ricordi di fanciullezza che nulla hanno a che vedere con te.
Scusami ma le poche volte che scrivo mi lascio trasportare dai pensieri
ed e’ come se i pensieri, per lo piu’ ricordi di eta’ fanciullesca, cerco di trasformarli in parole,  senza mai riuscirci.
Fra non molto, come ho gia detto prima, festeggerai il secolo di vita.
In tanti si ricorderanno di questo piccolo evento, ne parleremo per i preparativi,
tanto sono sicuro  mi  hai  gia  invitato.
Mi capita spesso  e non solo con te, di parlare con persone  che non sono piu’ con noi,
alcune volte ci parli e quasi ti convinci di quello che non stai dicendo.
Non vorrei parlarti di me, magari Tu ti arrabbi, ma a guardarti bene nel tuo squardo non mi e’ sembrato.
Sei sempre lo stesso da quando ti ho conosciuto in quella “Madunnuzza” che a stento riuscivo a vederti.
Adesso, purtroppo, mi debbo piegare per scoprire il tuo squardo sempre piu’ soave ed il tuo sorriso accattivante!!!
Mentre ti osservo comincio a parlarti dentro di me e tu ad ascoltarmi pazientemente.
Al tuo compleanno non voglio mancare.

Alimena 22 luglio 2005

Dedicata a mio padre

Lillo Ciappa

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