La Compagnia TEATRO DI FUORI presenta:

Piazza della Madonna della Catena
"Cchiù Scuru di Mezzanotti un po’ fari - Antropos"

regia di Turi D’Anca
con
Thérèse Pecora, Pino Raccuglia, Turi D’Anca
e
Clementina Messina, Francesca Madonia, Steno Mazzola
e con la straordinaria partecipazione
del maestro Maurizio Monte e la sua fisarmonica.



Essere immersi nell’anima della storia della Sicilia, assorbirne la “resistenza” e cercare di restituirne lo spirito, innanzitutto a chi lo alimenta da sempre, genera un clima magico di creazione.
Una complessa trama di corde di canapa, intessute come una ragnatela, tiene sospesa la scena, con antichi oggetti di lavoro del mondo contadino, appesi, nella luce del tramonto.
Lo studio demoentoantropologico "Cchiu Scuru di Mezzanotti un po’ fari" (Più buio di mezzanotte non può fare) nasce nel settembre del 2001 con gli anziani di Alimena (Pa); nell’estate del 2002 la Compagnia 'Teatro Di Fuori'si è immessa in uno studio d’assimilazione antropologica integrale, durato 18 giorni, con l’intera comunità contadina dell’antico Borgo di Turolifi (fine quindicesimo secolo), in provincia di Caltanisetta. Proprio qui è ambientata la scena...
a Turolifi, in un visito funereo, in un tempo indistinto: dei vecchi ottuagenari (impenitenti ed inarrestabili, nonostante i numerosi acciacchi fisici), seduti attorno al loro amico morto, elencano i trapassati di un piccolo paesello dell’entroterra siciliano, che si sta trasformando in un cumulo di rovine abbandonate...stanno aspettando "u parrinu" che non riesce a sopraggiungere (o su scurdà).
E in questo arco temporale indeterminato, fanno sogni che prendono vita.
Il titolo dello spettacolo attinge ad un detto comune che racchiude la consapevolezza, nei piccoli centri siciliani, di quel decadentismo amministrativo e sociale, che ti costringe a partire o ti condanna ad una morte lenta, procurata dall’ignoranza ottusa e dal lento oblio delle speranze tradite.
La scelta di una commistione di dialetti è volutamente rappresentativa delle differenze antropologiche, annesse al mantenimento di un proprio ceppo linguistico.

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